A seconda delle situazioni uso personalmente corde robuste in tossa, di fabbricazione italiana, oppure corde giapponesi più delicate (le cosiddette asanawa), e molte altre.
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Trattamento delle corde
Le matassine in juta o in canapa, quando vengono acquistate grezze, vengono sottoposte ad un trattamento che le ammorbidisca, rendendole più gradevoli al tatto. Il processo più utilizzato consiste in una bollitura, dopo la quale le corde vengono stese ad asciugare, spesso sotto tensione; successivamente un rapido passaggio sulla fiamma elimina i "pelucchi". L'ultima fase consiste nell'ungere la corda con oli naturali o, secondo altri, nel rivestirla con cera d'api.
Alcune corde, fabbricate con metodo giapponese, sono così morbide già all'origine, da non necessitare di alcun trattamento; in pochi utilizzi lasciano uscire tutti i pelucchi, che possono facilmente essere eliminati con una fiamma.
Materiali
Le corde più frequentemente utilizzate per il bondage possono essere fatte di:
- Juta tossa, Corchorus olitorius, dal colore giallo paglierino o dorato, perfetto compromesso tra leggerezza e affidabilità, è il materiale più usato per il bondage. La maggior parte dell'asanawa giapponese è fabbricata con questo materiale.
- Juta bianca, Corchorus capsularis, più chiara. Questa fibra viene preferita per gli impieghi tessili, data la sua leggerezza, ma a causa di una minore resistenza è meno apprezzata per il bondage.
- Canapa, Cannabis sativa, morbida ed estremamente resistente. Ha un caratteristico odore di fieno. Per il bondage è spesso sconsigliata perché è molto pesante, e diventa faticoso far scorrere la corda nei passaggi più difficili.
- Lino, Linum usitatissimum, simile alla canapa, è poco usato. Alcuni riferiscono di trovarlo scivoloso tra le mani, altri ne apprezzano la mano meno ruvida rispetto alla juta.
Altri materiali, come il cotone, o i filati sintetici, possono essere usati nel bondage occidentale, ma sono fortemente sconsigliati per lo stile giapponese. Il cotone tende formare nodi difficili da sciogliere, e le fibre sintetiche possono ustionare la pelle molto più facilmente in caso di sfregamento.
Lavorazioni
Le corde possono essere intrecciate oppure ritorte, quelle usate per il bondage sono quasi sempre ritorte. Per i principianti suggerisco una torsione più serrata, che permette di non danneggiare il materiale in caso di maneggio poco delicato, mentre per gli esperti è preferibile una torsione più rilassata, che consente alla corda di appiattirsi meglio sulla pelle, risultando più morbida.
Il semilavorato usato per fabbricare le corde è il filato, che può essere fabbricato con due metodi:
- Single ply, le fibre sono ritorte tutte nello stesso senso, dando alla corda morbidezza e la capacità di schiacciarsi per formare nodi piccoli.
- Double ply, due fili più piccoli ritorti in un senso, vengono attorcigliati insieme in verso opposto, formando un filato più robusto, ma a discapito parziale della morbidezza.
In alcuni casi i filati single ply vengono ritorti a tre a tre prima di formare i trefoli. Alcuni parlano di corda "triple ply", ma in realtà il comportamento resta molto simile a quello del filato single ply.
Le corde giapponesi sono generalmente single ply, consentono quindi di formare frizioni piccole ed efficaci. Tendono inoltre ad appiattirsi sulla pelle, risultano quindi più confortevoli, e consentono la realizzazione di bondage più difficili da sopportare.
Altri materiali
Ogni materiale che può essere filato, può anche essere successivamente ritorto, dando vita a una corda.
Alcuni esempi sono: la fibra di cocco , utilizzata per la sua ruvidezza, o la paglia di riso, usata più che altro per scattare fotografie con ambientazione rurale, data la sua scarsa resistenza.
Corsi
Durante i corsi di bondage vengono illustrate le diverse tipologie di lavorazione, e alcuni dei materiali principali, così che lo studente possa decidere se e cosa acquistare in seguito, dopo aver toccato con mano le differenze.